mercoledì, ottobre 22, 2008

Campo del Venerdì Santo 2007


Minaccia di essere bel tempo. È incredibile che avvicinandosi il Venerdì Santo non ci siano nuvole in cielo e non sia imminente la pioggia.
Quest’anno è il 45° della Croce e sicuramente anche il tempo vuol concorrere a farci festeggiare in serenità la nostra ricorrenza.
Non tutti se ne ricordano, dopo tanti anni che salgono alla Croce spensierati, e non hanno contato quante siano state le volte che sotto la pioggia o al sole, sotto la neve (ben due volte l’abbiamo trovata sui nostri passi) o con il vento, non sono mai mancati. Sembra quasi di canticchiare, anche nello scrivere: “… se la pioggia cadrà…”.
Già dal mattino sono presenti sul posto Piero e Luca e poi giungerà anche Josef, che ormai è diventato un assiduo.
Sempre dal mattino sono presenti Chiara e Gianluca, che però per motivi di lavoro dovranno scendere nel pomeriggio, salvo risalire a notte fonda.
Anche Giancarlo, Franco e Beppe sono presenti dal mattino. Hanno provveduto ad allestire parte del campo posizionando il telo al di sopra dei tavoli, sempre in previsione del mal tempo che potrebbe arrivare improvviso, e la rete tutt’attorno per tenere lontani i noiosi VP che sicuramente giungeranno a sera.
Hanno poi dissotterrato le bottiglie di vino invecchiato sotto terra. Erano state seppellite lo scorso anno e sono polverose e, si potrebbe dire, piene di ragnatele. Il contenuto sarà una incognita, ma da precedenti esperienze dovrebbe sicuramente essere buono.
Il campo incomincia a prendere forma, le prime tende vengono rizzate con i loro colori che rallegrano il bosco.
Franco e Beppe hanno raccolto una serie di ceppi contorti dal tempo e dalle intemperie e li ha piantati vicino al tepee. Danno l’idea di folletti che si siano avvicinati curiosi per vedere cosa accade nel nostro campo. Alcuni altri sono più alti, esili come elfi che si siano frammisti ai folletti in una strana fantasia di personaggi.
La vecchia Croce è lì, al campo. L’hanno posizionata dietro al tepee, comunque in posizione ben visibile, perché è il ricordo di tanti anni vissuti insieme sotto la sua ala protettrice. Ormai era ora di sostituirla sia perché la sua base stava allentandosi e minacciava di cadere, sia perché anch’essa era consunta dal tempo.
La nuova Croce è già posizionata e svetta nel cielo, di legno come la precedente, ma un poco più alta e fatta di pali tondi, impregnati di una sostanza che dovrebbe proteggerla dagli eventi atmosferici.
Il lago sullo sfondo è grigio, denso di una nebbiolina umida che ottunde i colori e l’orizzonte. Ma che importa, noi sediamo sulla Balòta e ci guardiamo attorno, compresi da quello spazio silenzioso che ci circonda.
Per pranzo arrivano anche Flavio e Riccardo, che provvedono a montare le loro tende.
Non manca la Mottarone, divenuta ormai un simbolo, anche se forse non sarà usata.
La mamma di Franco ci ha mandato il pranzo. Un ottimo baccalà in umido con olive e peperoncino al punto giusto, alla maniera della sua terra. Come secondo Franco prepara ancora del baccalà, filetti arrostiti alla griglia con aromi.
Da bere il buon vino disseppellito che riconferma la bontà di lasciarlo maturare sotto terra. Purtroppo i cavatappi dei coltellini non vanno abbastanza in profondità ed il tappo si spezza. Supplisce una vite lunga una spanna che viene impiantata nel sughero e strappata con il martello. Basta un poco di ingegno per cavarsi da ogni impiccio.
Dopo pranzo ci dedichiamo alla sostituzione del pennone della bandiera. Quello vecchio si è spezzato ed ora è troppo corto per e nostre esigenze. Troviamo un palo ancora in piedi anche se è legno morto e poco dopo abbiamo un pennone ancora più bello di quello che c’era prima. Anziché fissarlo al portale ed a terra, lo lasciamo basculante, perché così, se ci asporteranno nuovamente il cordino, avremo meno difficoltà a metterne uno nuovo, diversamente perderemmo tempo prezioso per fare l’alzabandiera.
Arrivano Enzo, Toni con il figlio Andrea matricola tra gli anziani, Fabio, del tutto inaspettato Diego, arrivano anche Mauro e Stefano ed oramai possiamo dire che mancano gran pochi dei nostri.
Arriva Silvano che come sempre porta tutto il necessario per la cucina e per i pasti e la struttura già predisposta per illuminare la Croce. Dobbiamo fare la spola per portare al campo tutte le masserizie dal campo base.
Una piccola pausa sul cammino per fotografare il nostro giglio appoggiato su un letto di muschio.
Nel vedere la fotografia, se non si sapesse che si tratta di muschio, si potrebbe pensare ad un distintivo mostruosamente grande appoggiato su una distesa di palme.
Scendiamo alla Croce e montiamo la struttura con le lampadine, dando vita alla consueta luminaria, che dimostra la nostra presenza sul monte e il nostro desiderio di richiamare su di noi anche l’attenzione di Colui che ci guarda dall’alto.
Al campo Toni si dà da fare con i fili elettrici e sistema sopra al tavolo una magnifica lampada che illuminerà la nostra cena per tutta la sera.
Ed eccoci appunto alla sera. Arrivano anche Nereo con Eli e Giulia, arriva Andrea di Prizio e tutti si fermano a cena con noi.
Silvano si dà da fare ai fornelli (non abbiamo ancora acceso il fuoco fuori dal tepee) e prepara una minestra di legumi, leggera perché siamo di venerdì ed anche il secondo sarà di magro.
Sul tavolo ci sono due bottigliette, l’una con un liquido giallino e l’altra con un liquido rossiccio. Sicuramente olio e aceto.
Qualcuno mette un poco di olio nella minestra per renderla più gustosa, ma più che gustosa la rende “inebriante”, scaldandosi le budella con il fuoco di vita.
Resisi conto che non erano né olio né aceto, chi più chi meno, tutti hanno festeggiato le anonime bottigliette.
Il tempo ci assiste, non tira il vento ed anche i soliti VP che vengono a far chiasso sono ridotti di numero e sono tranquilli.
È una serata molto particolare, perché è presente anche don Giuliano, fratello di Beppe e parroco in quel di Pievedizio che, scopriremo dialogando con lui, ha più volte portato i suoi ragazzi sul monte di Iseo ed in particolare alla Croce.
Non poteva essere un 45° più felice, perché il buon parroco scende alla Croce che già sta illuminando la notte e la benedice, così come poi benedice tutti quelli che sono presenti in quel momento e dopo si ferma al campo insieme a noi.
Non è la prima volta che un sacerdote si trova con noi alla Croce, ma in tanti anni è solo la seconda volta.
Molti anni addietro era salito don Ermanno, ma nell’occasione pioveva a dirotto e si era fermato sul viottolo che porta alla Croce, forse per timore di scivolare sulle rocce bagnate e di cadere. Al riparo degli ombrelli dei suoi ragazzi, aveva recitato alcune preghiere e poi era scappato via senza fermarsi al nostro campo, quasi neppure sapesse che erano presenti gli scout.
Don Giuliano invece era con noi, si è fermato con noi e la sua benedizione è stata estesa a tutti, scout e non scout.
Come già detto è il quarantacinquesimo (parola lunga come i 45 anni trascorsi ad oggi) e nel buio della notte, sotto la luce della lampada montata da Toni, compare una torta con la scritta “45 anni, 1963-2007”, il 1963 è stato il primo anno che siamo saliti ad illuminare la Croce e quindi deve essere contato.
I genitori di Stefano hanno pensato bene, pur non sapendo della ricorrenza, che una torta avrebbe fatto piacere a tutti ed allora ne hanno mandate due. I novizi debbono sempre pagare pegno.
In compenso sono poi comparse due bottiglie di Franciacorta ed un magnum portato da Nereo e la festa si è fatta grande.
Allegri e rimpinzati siamo scesi alla Croce per il saluto serale e per vedere se vi fossero i soliti VP o se, come pareva e come in effetti è stato, ce ne fossero molto meno dello scorso anno.
Molti ci erano noti, perché vengono tutti gli anni e perché si sono sempre trovati in armonia con noi. Calorose strette di mano, pacche sulla schiena e bottiglie al volo. Cosa contenessero è immaginabile, non certo gassosa o acqua minerale.
La notte è trascorsa tranquilla, il campo era immerso nel silenzio ed anche i VP quest’anno non sono stati particolarmente chiassosi nell’attraversarlo alle ore più impensate.
Comunque al mattino abbiamo scoperto che notte tempo Piero, Luca e Rudi, affamati come sono sempre i giovani, sono passati a rovistare sul tavolo ed hanno pensato bene di sgranocchiare quanto rimasto delle torte e non solo.
Guardandoci intorno cerchiamo di scoprire chi ha russato più degli altri. Tutte fandonie, tra noi non c’è nessuno che russi più degli altri, anche se per precauzione c’è chi distribuisce agli altri i tappi per le orecchie.
Il sole non è ancora sorto che già siamo in piedi, pronti per il lavacro mattutino e per il buon caffé che il solito solerte Silvano sta preparando.
Ci guardiamo assonnati e ci contiamo.
Non c’è Franco, che questa volta non si è fermato a dormire, non c’è Giancarlo che però ci raggiungerà nuovamente in mattinata in tempo utile per l’alzabandiera, ma soprattutto non c’è Ottavio che non è salito neppure ieri, Venerdì Santo. Non c’è perché non è riuscito a superare per tempo tosse, raffreddore e forse bronchite che è andato a prendersi in Germania. Pensare che non gli sarebbe stato necessario fare un viaggio così lungo: gli sarebbe bastato venire alla Croce per prendersi un malanno. Comunque lo salutiamo via filo dandogli la sveglia del buon giorno.
Per la prima volta si sono fermati a dormire Mauro e Stefano, in una tenda che ricorda le vecchie e gloriose Morettine, ormai del tutto introvabili perché superate dalle nuove generazioni di tende, ma sempre suggestive e piene di poesia.
La cerimonia dell’alzabandiera è come sempre semplice e solenne nello stesso tempo. Anche se siamo stonati cantiamo Fratelli d’Italia mentre Giancarlo issa la bandiera d’Italia e la nostra di Gruppo.
Decidiamo di fare una maglietta con la fotografia della Croce, perché d’ora in poi il nostro sarà il “Clan Balòta del Córen”. Necessita quindi una fotografia che sia adatta allo scopo. Purtroppo nuovamente il lago è velato come anche l’orizzonte e questo grigiore intristisce il risultato.
Mentre armeggiamo attorno alla Croce, posizionando l’alpenstock con il guidone, per avere sulla fotografia anche i nostri colori, giunge inattesa la telefonata di Franco che si congratula per la bella fotografia che stiamo facendo. Anche se non è salito al mattino, è stato presente con noi con lo spirito ed ha osservato la Croce sino a quando ci ha visti.
Nel frattempo Silvano ha finito di sistemare la cucina ed ha acceso il fuoco all’aperto, dove ha presentato la sua ultima opera: una piastra di ferro, munita di ganci e catena per appenderla al treppiede di legno. Non passa molto tempo prima dell’inaugu-razione. Compaiono polli, costate e salamine e la piastra incomincia a fare il suo dovere.
È stato preparato anche l’ormai immancabile twist. Seduti attorno al fuoco Giancarlo e Luca lo fanno cuocere e, vista l’esperienza ormai accumulata, questa volta riuscirà decisamente meglio e tutti faranno a gara per mangiarlo.
Come sempre per la paura di restare senza cibo ne è stato portato in abbondanza e purtroppo ne è anche rimasto. Ma non si deve dimenticare che spesso abbiamo ospiti inattesi ai quali non si può rifiutare “un tozzo di pane”, anche se è più facile che si presentino la sera del Venrdì Santo, come in effetti è puntualmente accaduto anche questa volta.
Dopo pranzo, con tutto comodo, incominciamo a smontare il campo. Qualcuno scende prima e lo oneriamo di qualche bagaglio da lasciate nei pressi delle auto al campo base.
Stoviglie e pentolame sono debitamente puliti, il campo viene lasciato in perfetto ordine, nel nostro consueto stile.
Ma prima di andarcene rimane un ultimo incombente: un giro al bivacco dei VP per raccogliere, come sempre, almeno un sacco pieno di immondizie. Tra le altre cose troviamo ancora bottiglie ancora intonse di vino o di birra. Forse è il prezzo che ogni anno inconsciamente vogliono pagarci i VP perché puliamo dove loro hanno lasciato sporco e disordine.
Spento il fuoco nel tepee, spento e ricoperto di terra quello esterno, nel bel mezzo del pomeriggio prendiamo la strada del ritorno.

In attesa del Venerdì Santo..

Questa volta non ci rechiamo alla Croce per il solito appuntamento del Venerdì Santo.
Dobbiamo provvedere alla sostituzione della copertura del tepee in quanto troppo ammalorata per lasciarla ancora in loco.
Non sarà presente Beppe, che non ha potuto liberarsi dal lavoro, non sarà presente neppure Fabio semplicemente per essersi dimenticato dell’appuntamento.
Bolis, non più scout ma sempre scout, che lavora alla Montecolino, appassionato di camminate in montagna, ha visto lo stato deplorevole del tepee e ci ha offerto in regalo il telo nuovo.
Già da tempo Ottavio ha provveduto a ritirarlo, ma sino ad oggi non abbiamo trovato il momento giusto per provvedere ai lavori del caso.
Quando abbiamo fatto il campo invernale di gennaio, è passato casualmente un certo Elio Dotti che si è fermato a chiacchierare con noi e ci ha detto che più volte aveva usufruito del tepee, portando anche i figli a vederlo e ad utilizzarlo.
Saputo che lo abbiamo edificato noi e che avremmo dovuto rifarlo, si è offerto di venire a lavorare e di portare un telo impermeabile da montare all’esterno. Ci ha fatto molto piacere constatare che il tepee è usufruito, con rispetto, anche da altri. Non abbiamo infatti mai dovuto lamentare atti di vandalismo e neppure abbiamo mai trovato l’interno sporcato con immondizie.
Unica cosa cui non abbiamo consentito alla richiesta di Elio è la realizzazione di un villaggio di tepee. Idea suggestiva, ma impossibile. Se un solo tepee è tollerato, non lo sarebbe certamente un vero e proprio villaggio, del quale poi non si saprebbe che fare.
Comunque eccoci sul posto. Franco, l’unico che ha il numero di telefono di Elio lo ha chiamato e come tutta risposta Elio è apparso con sulle spalle un gran rotolo di telo impermeabile traspirante.
Montiamo le tende, alziamo le bandiere in modo un poco informale, anche per quanto riguarda il pennone, perché, unico neo dopo tanti anni ci hanno asportato il cordino che fiduciosamente avevamo lasciato appeso.
Poco a poco togliamo il vecchio telo, sbrindellato, sforacchiato, ingrigito e consunto e lo bruciamo sul focherello acceso al di fuori del tepee. E’ talmente secco da bruciare come carta.
Siamo in tanti, ognuno con un suo incarico.
Franco e Giancarlo si dedicano alla realizzazione di una serie di pali che non vogliono al momento farci sapere a cosa serviranno.
Gli altri, Toni, Ottavio, Flavio, Riccardo ed Elio si dedicano prima di tutto a finire di smontare il vecchio tepee. Quando Toni dà l’ultima scrollata, tutta l’impalcatura geme e cade a terra.
Già sono pronti nuovi pali che costituiranno l’ossatura del nuovo tepee. Ottavio pone al centro un cavicchio e con un cordino segna in terra un cerchio attorno al quale vengono posizionati i nuovi pali. In alto, dove ci sarà il foro d’uscita del fumo, viene situato un anello di ferro, largo circa ottanta centimetri, che con il filo a piombo si pone esattamente al di sopra del cavicchio. Ecco che sorgono i primi pali fissati al terreno con una piccola buca e legati in alto all’anello.
Nel frattempo Silvano si dedica alla cucina realizzando un tavolo provvisorio con due grossi contenitori e con un’asse che era stata utilizzata quale barella per il trasporto delle masserizie.
Flavio va alla ricerca delle bottiglie sepolte per verificare se sono ancora in buono stato e soprattutto se il contenuto è bevibile.
Arrivano Luca, Piero e Mauro. Questi ultimi due piuttosto tardi, ma subito si danno da fare e lavorano come gli altri. Nel nostro gruppo di lavoro non ci sono gli scansafatiche.
Riccardo ed Elio salgono sulla scala e provvedono a fissare i pali che man mano vengono passati dal basso. Il nuovo tepee comincia a prendere forma.
Non potendo riuscire a completarlo in serata lo si ricopre in modo provvisorio con il telo bianco e nella parte superiore con i teli di polistirolo. Servirà comunque in modo egregio per passarvi la notte.
Nel frattempo all’esterno sorge una foresta di pali che non si capisce molto bene a cosa possa servire. Poi vediamo Franco e Giancarlo che prendono le misure da terra, segano i pali, vi posizionano sopra altri pali e come d’incanto sorgono due nuove panche. Per il tavolo la stessa procedura, solo che è realizzato con belle assi, portate da Franco, tagliate a regola d’arte e verniciate con impregnante. Al di sotto vengono posizionati altri pali traversi per fungere da poggiapiedi. Il lavoro ha preso la sua forma definitiva ed è ragguardevole come risultato.
Dopo pranzo Piero e Luca scappano perché impegnati altrove. Anche Mauro ci lascia.
Elio è sempre stato appeso al tepee, perché ha pienamente vissuto il desiderio di ricostruirlo. Unico suo neo che non ha mai smesso di fumare. Ritornerà anche il giorno dopo, collaborando attivamente al completamento del tepee, ma non smetterà di chiedere ad ogni persona che passa (e saranno tanti gli amici della montagna che vedremo transitare) il dono di una sigaretta. Le ha dimenticate e ci lascerà proprio perché caduto in crisi di astinenza.
Comunque dopo pranzo tutta l’intelaiatura è pronta. Avvicinandosi la sera decidiamo di coprire con il telo bianco fornitoci dalla Montecolino e nella parte alta, per esigenze di tempo, posizioniamo i teli di polistirolo. L’effetto non è dei migliori, ma è sufficiente per la provvisorietà.
All’interno viene fissato ai pali un tavolo pieghevole, subito occupato da Silvano con viveri, pentolame e quant’altro.
A cena ci raggiungono anche Nereo, con Eli e Giulia. Staranno con noi attorno al fuoco mentre cantiamo le nostre canzoni.
Quelli che si fermano a dormire, dopo aver vuotato del non necessario il tepee, stendono a terra i teli di polistirolo da usare quali materassi. Saremo in pochi, ma buoni, come si usa dire.
Poco lo spazio, l’ingegno si aguzza. Flavio pone il suo telo direttamente sotto il tavolo, forse con l’idea di poter avere fame nottetempo e di essere il più vicino possibile alle tentazioni.
È stata una giornata splendida, una volta ancora il tempo ci ha arriso, anche se nel periodo vi sono stati parecchi giorni di pioggia ed altri ne seguiranno. La fortuna è stata dalla nostra parte.
Il secondo giorno non è da meno. Alcune fotografie scattate dalla Croce lo dimostrano, anche se l’orizzonte è leggermente velato da quella, purtroppo costante, nebbiolina che aleggia sul lago.
Poco a poco il nuovo tepee prende forma. Il telo bianco fornito da Bolis lo avvolge integralmente e sembra una piccola gemma nel bosco. Al di sopra mettiamo il telo impermeabile che ha il difetto di essere nero dalla parte che dovrà restare all’esterno. Peccato, ma poco male se servirà a proteggere la struttura ed a farla durare più di quei cinque anni che è durata la prima.
Per l’opra di pranzo tutto è pronto.
Ci raggiunge Andrea Di Prizio, forse senza neppure sospettare che siamo qui, ma che ugualmente si sofferma un poco in nostra compagnia. Ci raggiunge anche Franco Colosio: visita inaspettata, ma sicuramente gradita di un vecchio scout.
Arrivano anche Anna, la moglie di Flavio, e Marietta, la moglie di Enzo, con il figlio Dario.
Nonostante il telo nero esterno il tepee è molto luminoso all’interno e soprattutto caldo.
Il tempo di sistemare la legna per non lasciare l’esterno in disordine, di far scomparire il fuoco livellandolo e ricoprendo di fogliame la zona e pare addirittura che non siamo mai stati qui.
Bene. Tutto è ormai pronto per il tradizionale e consueto appuntamento del Venerdì Santo. Non rimane che attendere lo scorrere dei giorni.

giovedì, agosto 30, 2007

Rieccoci!!!

Rieccoci!
Mi scuso per il lungo periodo di assenza, ma... ci sono stati alcuni problemi tecnici che non riuscivo a risolvere!
Ora che è tutto a posto provvederò al più presto alla pubblicazione delle relazioni degli ultimi campi, dedicando uno spazio particolare al Campo del Centenario.
Buona Strada

sabato, gennaio 20, 2007

Campo d'Inverno 2007


Alle sette e quindici minuti suona il telefono. È Beppe che già si trova sul cancello della casa di Flavio, pronto per gli ultimi preparativi.

Alle sette e quaranta ci sono Riccardo e poi Toni ed infine alle otto puntualissimo arriva Silvano.

Non c’è Ottavio, purtroppo debole per l’influenza che ancora non l’ha del tutto abbandonato. Silvano aveva pensato di rimandare il tutto, ma la combinazione dei primi giorni dell’anno, quando tutti possono avere disponibilità di tempo ci ha indotti ad ugualmente partire. Non avremmo saputo quando ci sarebbe stata nuovamente questa possibilità per un campo invernale.

Beppe si lamenta perché gli era stato detto di essere pronto alle otto per la partenza. Flavio si lamenta perché Beppe lo ha tirato giù dal letto prima del previsto.

Tutti si accomodano davanti ad un fumante caffé con qualche biscotto e qui hanno fine le lamentele.

Silvano ha portato dei grossi teli di polistirolo che dovranno servire a provvisoriamente ricoprire il tepee e quindi necessita che un’auto parta con i bagagli. Ne approfittiamo per spedire anche un piccone e la motosega. Toni si presta e Beppe gli fa compagnia.

Decidiamo che le tende non servono in quanto il tempo è bello e non è prevista di pioggia. Se dovesse fare freddo avremmo sempre la copertura del tepee.

L’auto si allontana e Flavio, Silvano e Riccardo si avviano a piedi.

Il bosco è tranquillo, anche gli animali che di solito lo abitano sembrano scomparsi.

Il fondo è tutto pieno di foglie secche, non macerate dall’acqua e dalla neve che ormai mancano da troppo tempo. Ripercorriamo lo stesso itinerario dello scorso anno. Scherziamo sulla difficoltà che c’era stata in alcuni passaggi con la neve alta, ci soffermiamo negli stessi luoghi e facciamo qualche fotografia.

Quando poi arriviamo al capanno di Estevan (non è più suo, ma ormai il nome è assegnato) troviamo l’auto di Toni già vuota. Alcune cose le hanno lasciate per strada, sul tavolo di Estevan e più sopra sull’altro, sito sul piccolo piano. Nel frattempo però hanno scaricato i teli, gli zaini e tutti gli altri accessori che ci siamo portati.

Giunti al tepee per prima cosa compaiono la bandiera d’Italia e quella di Gruppo e ci prepariamo per l’alzabandiera. Il cordino che era legato all’antenna è scomparso, forse logorato dal tempo, forse asportato; questo ci impedisce, avendo poco tempo, di provvedere come al solito, non potendo smontare tutto il portale per abbassare l’antenna e rimettere il cordino.

Un alzabandiera di fortuna ci soccorre: a cavallo di un ramo si getta un ciocco legato al cordino ed ecco fatto il pennone di fortuna.

Decidiamo che deve essere fatto uno spuntino.

Silvano lavora di piccone e dissotterra le bottiglie di vino lasciate il Venerdì Santo.

Compaiono pane salame e formaggio. Tutti hanno portato il loro bicchiere gigliato. Non è certo stato necessario ricordarlo prima di partire.

Uno spuntino e poi si attacca il lavoro.

Flavio decide che la parte bassa del tepee deve essere colmata, ma per evitare che il dislivello costringa ad uno scavo troppo profondo dal lato opposto decide che dovremo mettere dei tronchi da ricoprire poi di terra.

Beppe si incarica del lavoro di motosega. Flavio lavora di piccone, Riccardo fa da manovale, Toni e Silvano inchiodano a delle pertiche i teli per ricoprire la parte alta del tepee. Quella bassa era già stata ricoperta qualche giorno prima, su proposta di Silvano. insieme a Flavio e Giancarlo si erano recati in loco ed avevano paludato il tepee con teli neri di polistirolo e poi lo avevano tutto avvolto con domopack.

Certo che così il tepee fa uno strano effetto: traslucido dove c’è il domopack che ha sostituito i brandelli di tela che erano venuti via, nero in altri punti, con le pertiche appoggiate all’esterno che reggono i teli neri.

Il lavoro prosegue più alacremente del previsto e nonostante lo spuntino di mezza mattina l’appetito si fa sentire.

Nel frattempo è stato acceso il fuoco ed all’interno del tepee il caldo si fa presto sentire. Uscendo si avverto il notevole sbalzo di temperatura.

Evidentemente la fasciatura con il domopack è un ottimo isolante.

Silvano come sempre si dedica alla cucina e sforna un’ottima pasta alla mozzarella. Piatto unico per non appesantirci oltre.

Ne approfittiamo anche per qualche telefonata onde avvertire a casa che tutto va bene. Come al solito c’è difficoltà nel trovare il campo e dobbiamo spostarci qua e là sino a quando il telefono riesce a predere la comunicazione.

Si ricomincia l’opera e per quanto non lo si pensasse credibile l’interno del tepee piano piano si trasforma ed assume un andamento del tutto pianeggiante. A questo punto parrebbe di aver finito, ma la fantasia non manca. Ecco Beppe che torna al lavoro con la motosega ed in poco tempo vengono create due panche di legno poggianti su tronchetti debitamente scavati per accogliere il trave orizzontale.

La sera arriva presto, siamo ai primi di gennaio e le giornate sono corte.

Non rimane altro che rintanarci nel tepee dove Silvano torna ad affaccendarsi con i fornelli.

Visto che ormai l’interno è piano preleviamo una delle panche esterne e la trasferiamo all’interno dove, ricoperta da uno dei teli neri, fungerà da tavolo da cucina.

Questa volta ci ammannisce ravioli in brodo, vero brodo di cappone. Lo ha portato Beppe e Silvano lo ha cucinato a casa per evitare il troppo tempo che gli sarebbe poi stato necessario.

Rimane però sul fuoco ancora una buona oretta. Scodella i ravioli, ottimi, taglia il cappone con gli occhi di tutti puntati su di lui nel dubbio che riesca a farlo cadere in terra.

È di tali dimensioni che pur avendone mangiato in abbondanza non siamo riusciti a finirlo.

Flavio toglie dal taschino il canzoniere ed incominciamo ad intonare i nostri canti scout. Forse non tutti, ma ne abbiamo cantati moltissimi.

Alla fine, non abbiamo guardato l’ora, ma decidiamo che la giornata è stata abbastanza intensa e che è ora di andare a dormire.

Portiamo fuori le panche, stendiamo le stuoie di polistirolo, nere come i teli che abbiamo messo attorno al tepee, ma più spesse, e prepariamo ognuno il proprio giaciglio. Si pensa che la notte ci avrebbe portato freddo, così come l’anno scorso, ma abbiamo la fortunata sorpresa di una temperatura mite che ci accompagna sino al mattino.

Come sempre quando giunge l’aurora l’aria si raffredda e poi incomincia anche a soffiare un vento non troppo gradevole.

Beppe si stira, ha voglia di alzarsi. Riccardo lo vede e si alza con lui, mentre dalle “finestre” di domopack entra la luce. Si portano sino alla piccola colma che c’è prima di arrivare al tepee ed in quel momento vedono che il sole, per loro ancora nascosto, illumina le cime attorno al lago, sino alle Orobie che sono coperte di neve. Lo spettacolo sarebbe incantevole se non vi fosse una fitta foschia che ricopre tutto al di sotto. La sua superficie diviene rossa per il sole, sotto grigia ed impenetrabile.

Pochi minuti dopo mentre stanno tornando al tepee ecco che tra le piante arrivano i primi raggi. La giornata promette di essere bella, con il cielo sereno ed il sole che scalda.

Al momento però soffia un venticello fastidioso.

Si alzano tutti, con comodo, tanto non c’è alcuna fretta.

Le bandiere ammainate alla sera ricompaiono per il nuovo alzabandiera accompagnato dall’Inno d’Italia.

Subito dopo Silvano si dedica al caffé, poi apriamo il panettone che ha portato. Caffé e panettone. Cosa si può desiderare di meglio?

Non c’è acqua e non ci si può lavare, ma per i capelli arruffati si può ben provvedere. Flavio sia arma di pazienza e chiodi e costruisce un pettine un poco pericoloso, ma funzionante.

Svuotato il tepee dai sacchi a pelo, dagli zaini, dai teli, ci riportiamo le panche create il giorno prima.

Già che ci siamo decidiamo che è l’ora di brindare e la bottiglia di Franciacorta che avrebbe dovuto accompagnare il panettone al posto del caffé viene aperta attorno al fuoco e con gioia brindiamo a noi stessi.

È solo un attimo di pausa per decidere cosa ancora necessita fare.

Ritelefoniamo a Giancarlo per sapere se lui e Franco verranno a trovarci.

Telefona Ottavio che vuole notizie e che ci comunica di avere ancora addosso i postumi dell’influenza e che quindi non verrà neppure a pranzo, cosa che invece avevamo sperato.

Si riprende il lavoro, ma non più all’interno del tepee; lì rimane solo da togliere la parte di terreno dove arde il fuoco e poi scavare una buca per contenerlo e decidiamo di rinviare alla prossima uscita. Questo ci permetterà di guadagnare notevole spazio, dal momento che per contenere il fuoco necessita sempre fargli la sponda con la terra e sono dei bei centimetri in più da fruire per muoversi liberamente all’interno del tepee.

Chiodi e motosega consentono di creare un ripiano, appollaiato nell’incavo di tre piante, da fruire per deposito oggetti vari, in particolare della cucina.

Sul palo che cautelativamente è stato messo a sostegno intermedio si crea lo sgocciolatoio per i bicchieri.

Alla fine di tutti i lavori mancherebbe solo il ripostiglio per gli abiti.

Passano alcune persone, gli amanti delle passeggiate in montagna. Una si ferma a chiacchierare un poco e scopriamo che è stato lui a mettere il telo impermeabile sul tavolo.

Quando apprende che siamo stati noi a realizzare il tepee e che intendiamo ripristinarlo, subito si offre di portare del telo impermeabile da stendere attorno al telo che porteremo noi, per meglio proteggerlo. Poi si guarda intorno e pensa che si potrebbero costruire altri due o tre tepee. Un intero villaggio insomma. Non commentiamo questa sua idea, ma prendiamo atto di buon grado che intende partecipare alla ricostruzione e sicuramente lo chiameremo vista la sua disponibilità e visto che ha più volte portato i figli a giocare nel tepee, lo ha ripulito e lo ha tenuto in ordine.

Si avvicina l’ora di pranzo e con due robusti bastoni si provvede a preparare il twist. Da buon cuoco Silvano lo punzecchia, per evitare che si gonfi all’esterno e resti crudo all’interno, con il pettine dopo averlo debitamente disinfettato soffiandoci sopra. Questa volta il twist è meno stirato e cuoce veramente bene anche all’interno.

Scoccano le undici e trenta ed ecco arrivano Franco e Giancarlo che si uniscono alla compagnia.

Sul fuoco cuociono spiedini, costolette di agnello, pancetta. Si prevede un pranzo luculliano e come sempre sin troppo abbondante.

Per stuzzicare l’appetito qualche fetta di salame e di formaggio e poi la mostarda che non era stata finita con il cappone.

Si fa fatica a finire tutto, ma non è neppure giusto che si possa buttare via tutto quel buon cibo.

Arriviamo in fondo al pasto, un buon caffé corretto (chissà perché in queste occasioni spunta sempre la bottiglietta) e poi incominciamo a pensare al ritorno.

Beppe costruisce la “sgarnera”, la scopa fatta di rami e ripulisce la parte del campo che ne ha necessità.

Quello che non può essere buttato sul fuoco è raccolto ed affidato a Franco e Giancarlo che ripartono prima di noi. Gli altri bagagli ce li caricheremo in spalla come sempre, insieme agli zaini.

Sono stati due giorni brevi, ma intensi, abbiamo lavorato per preparare il terreno al rinnovato tepee e quindi contenti del nostro operato riprendiamo il cammino del rientro poco prima del calare del sole.

mercoledì, gennaio 03, 2007

Il nostro banner!

giovedì, novembre 30, 2006

Iseo1: sessant'anni anni di scoutismo!

DIARIO DI UNA SERATA :

E' notte .. una notte con un carattere quasi magico .. è una notte di quelle che vorresti non finissero mai . dentro di te ci sono tanti ricordi, emozioni che hai , quasi paura, che chiudendo gli occhi svaniscano .. decidi, quindi, nonostante l'ora tarda di prendere carta e penna e scrivere .. scrivere .. Ma cosa ? Sono tornata orora dalla celebrazione del 60° del nostro gruppo scout : Iseo1 .
Il festeggiamento per questo importante traguardo è stata denso di impegni ma non posso dimenticare la settimana che ha preceduto questa importante giornata .. mio padre sembrava un lupetto- canguro che saltava dal suo laboratorio al telefono, dalla megane al pc,dalla sarta all'artista-architetto .. se, per caso, avevi bisogno di 8rso Pitagorico lo trovavi in laboratorio alle prese con colla, carta vetro e altre cose strane ma difficilmente la tua voce arrivava a lui ..era quasi impossibile compiere, ad esempio, un semplice ragionamento. La sua emozione era molto forte ed, anche , quando ha scritto le due righe per il giornale da trasmettere, poi, via e_mail alla cronista.. la sua voce tremava .ma 8rso devi solo rispondere alle sue domande .. non preoccuparti.
Ecco arrivato il sabato . la mattina trascorre , non posso dire tranquillamente, in ufficio, ogni tanto si sente una voce : "Come ci organizziamo per oggi ?" . si risponde ma poi si procede .. poi riecheggia .. si risponde e via..
Arrivano le 14 .. è l'ora X .. Orsetto Sensibile sale a bordo del suo potente mezzo e via verso Brescia .. ha un importante compito : ritirare i fiori. Durante il viaggio penso e ripenso .. come sarà stasera ? La divisa è stata indossata immediatamente al risveglio, legate alla cintura trovano spazio sia il bicchiere e sia il rosario, la camicia è ben stirata, i pantaloni puliti tutto esteriormente è perfetto ma l'animo scout come va ? A questa domanda per ora non trovo risposta ..sarà, forse, il Signore con San Giorgio e la mia nonna a parlarmi ma ora devo solo pensare a guidare e a ritirare i fiori.
Ritiro i fiori, risalgo in macchina e via nuovamente verso Iseo e verso casa dove ad attendermi trovo 8rsoPitagorico, finalmente, in divisa.. ci guardiamo negli occhi, entrambi abbiamo un unico desiderio : salire in macchina e andare a Pilzone per allestire la chiesetta ma l'orologio segna le 15.30 è ancora presto. Consumiamo una fugace merenda per ingannare il tempo ma poi si deve partire . arriviamo sul sagrato della chiesetta di San Tommaso con il furgone .. scarichiamo il materiale e via 8rso parte con il mezzo per andare a parcheggiarlo.
Rimango pochi minuti da sola in questa chiesetta.è fredda, è quasi in penombra .. mi siedo su un banco ed osservo il dipinto sopra l'altare . anche tu Madonna devi aver freddo guardando il mondo di oggi, guardando ciò che succede anche nel nostro micro-cosmo ma stasera con il calore scout, anche per poco, verrai avvolta da un leggero tepore fatto di canti, parole dette con il cuore . e, forse, potrai riacquistare un po' di fiducia nell'uomo ed io al termine della celebrazione porterò la tua immagine stretta nel cuore per ricordarmi di questo momento di dialogo così intenso tra me e la mia Madre Celeste.
Ora è tornato 8rso Pitagorico ed è tempo di allestire . il tuo banco o mini altare dove lo collochiamo ? i fiori dove li mettiamo ? Tutto, quasi per magia e per incantesimo, prende forma .. ora arriva, anche, Lupo Solitario a collaborare o meglio ad aiutare.. Tutto è pronto o quasi . vengono scattate delle foto per immortalare questa chiesetta che ora diventa luogo di culto scout. Alla spicciolata arrivano tutti .. Con emozioni vedo arrivare il primo capo riparto del 1946, il Notaio Bonardi ed altri fratelli scout che , purtroppo, in questo momento, mi sfugge il loro nome. Ora arriva,anche, il nostro assistente spirituale Don Sergio.
Viene fatta, in sacrestia, una piccola cerimonia di consegna del calice e della patena a Don Sergio da parte di 8rso Pitagorico ( sempre durante la settimana si era recato da Don Mario per farli benedire e ricevere, anche lui, una benedizione ) , Aquila Solerte e Lupo Solitario. Quasi per magia viene intonato come primo canto : Madonna degli Scout, i miei occhi si alzano verso quell'affresco sopra l'altare . vedi Madonna, anche Tu, stasera puoi stendere il tuo Mantello verso questi nostri fratelli Scout .. Ogni tanto i miei occhi si incrociano verso il chierichetto . questo ruolo è ricoperto da mio padre .. è tangibile la sua emozione, si muove quasi sollevato da terra, quasi .. Ora da lupetto-canguro ti sei trasformato in un rover effettivo ..
Quasi al termine della cerimonia viene rinnovata la nostra Promessa. il nostro fratello Vingiano la rinnova dopo 60 anni .. ora veramente l'emozione è alta . è qualcosa che ti avvolge come un mantello.. le parole della canzone arrivano dritte al cuore e scorrono davanti ai tuoi occhi, come in un film, le immagini della Tua promessa. Ora mi rifugio in sacrestia e lascio che le lacrime bagnino il mio viso . mi auguro, però, che nessuno entri in questo momento perché; è un momento solo mio .. quasi di comunicazione tra me e l'Alto.. posso, sempre, scorgere, anche in questa angolazione, l'immagine della Madonna. La promessa l'ho fatta il 2 ottobre 2005 .. e leggendo dei documenti in possesso a mio padre ho scoperto che, anche lui, promise ed abbracciò B.P e lo scoutismo ai primi del mese di ottobre nel lontano anni 60 .. sarà un caso questa coincidenza ? Per me no .. vi è sempre un filo che lega gli avvenimenti .. un filo sottile quasi impercettibile ma c'è ..
Vengono, inoltre, consegnate altre targhe commemorative al Notaio Bonardi e a Lupo Solitario perché;, grazie al suo ululato, ci tiene uniti.
La celebrazione ora è terminata .. si smonta tutto .. Le candele si spengono anche quella all'interno della lanterna .. tutto ritorna come prima . No penso proprio di no .. perché; l'atmosfera scout rimane all'interno di queste mura ed anche tu Madonna anche se adesso ognuno di noi ritorna alle proprie case affaccendato in tante cose Tu continua, comunque, a proteggerlo e a vegliare su di lui. Dal canto mio ti posso assicurare che quando mi capiterà di essere da queste parti ti verrò a trovare e una piccola candela accenderò .. forse, solo, per ricordarci di questa serata oppure .Come sempre vengono riportata alla realtà dal mio amico Giancarlo in quanto gli serve una mano per caricare il tavolo sul furgone, pronti via ..Ora .. tutti dal gruppo Alpini per continuare a festeggiare il Nostro Anniversario !!!
Durante la cena Fabio A. festeggia, a modo suo, questo Anniversario parlando della sua esperienza a Lourdes, del suo impegno verso i malati e come tutto questo, forse ingiustamente, non viene ricompensato con il Foulards Blancs. Ma Fabio gira il tuo potente mezzo ed andiamo a Lourdes all'Immacolata !!! Durante la cena emergono ricordi, piccoli aneddoti, qualche ricordo dei campi ed, ogni tanto, si vedono degli occhi lucidi ma tutto rende questa Festa sempre più meravigliosa . Ora è notte .. non è tardi ma alcuni preferiscono tornare alle proprie abitazioni .. ci si saluta dandoci la mano sinistra come fa il vero scout e via . All'esterno .. vicino al fuoco ormai spento e vicino, anche , alla bandiera d'Italia si trovano un piccolo gruppetto di scout che parlano ancora di Lourdes, del prossimo campo . di questi scout nessuno ha voglia di andare a casa neanche Don Sergio; si compiono pochi passi e poi, di nuovo, fermi a parlare.
Arrivederci rover al prossimo campo . ma soprattutto Buona Strada.

Orsetto Sensibile

martedì, novembre 21, 2006

Loreto 2006


Quest’anno pare che saremo in molti a recarci all’appuntamento di Loreto con i nostri fratelli scout. È l’ottantesimo degli FB ed è quindi una data molto importante, anche se da parte nostra è molto più importante rivedere gli altri amici.

Alla partenza però non fatichiamo a contarci.

Fabio non si era reso conto che dovevamo stare via dal venerdì alla domenica e per lui il venerdì è normale giorno di lavoro che gli impedisce di essere presente.

Toni si è dimenticato la data ed ha preso impegno con la Protezione Civile.

Ottavio partirà solo nel pomeriggio per aspettare Alessandra all’uscita dal lavoro.

Siamo rimasti in due, Riccardo e Giancarlo, e si parte puntuali alle otto del mattino.

A mezzogiorno siamo sul posto e ci rechiamo dalle suore ove constatiamo che nessun altro è ancora arrivato.

Poco male, perché l’accoglienza era prevista dalle 13 in poi e quindi ce ne andiamo a pranzo nel vicino Ristorante del Gufo dove si mangia e si beve bene.

Alle 13,30 torniamo dalle suore e troviamo quattro dei nostri che stanno predisponendo il necessario.

Grandi saluti con Geppino Gioia e Mario Librera che ormai conosciamo bene. Ci registriamo e poi, mentre loro si recano a pranzo, facciamo un giro per la cittadina.

Una negoziante, che ha un piccolo stand sulla piazza, ci chiede se siamo alpini o bersaglieri. Butto lì “stranieri” e lei capisce bersaglieri e annuisce tutta soddisfatta.

Andiamo alla balconata da cui si vede il mare e lì ci chiedono se siamo australiani.

Evidentemente Loreto non è meta abituale degli scout, ma scopriremo che non è così. Gli scout vengono a Loreto, eccome, ma ben pochi usano il cappellone piuttosto che il basco o nulla del tutto.

Sistemati i bagagli torniamo a salutare i nostri che nel frattempo si sono messi a tavola, raggiunti anche da Nazzareno Chievo, il Tesoriere Nazionale.

Prendiamo tempo tornando in piazza a guardare le vetrine. Sono piene di oggettini ricordo di Loreto, quasi tutti uguali da negozio a negozio.

Alla spicciolata arrivano altri amici, dalle più diverse provenienze.

I ritardi fanno saltare tutto il programma del giorno, perché mancano ancora in molti e soprattutto manca Antonio Bosco, il primo relatore.

Per non sprecare inutilmente il tempo Mario ci invita a scendere nella Cappella ove recitiamo il S. Rosario. Siamo o non siamo a Loreto?

Nel frattempo scoppia il temporale e scende anche un poco di neve. I pochi che dopo la cerimonia sono usciti in strada rientrano tutti bagnati.

Sta spiovendo quando riceviamo una telefonata da Ottavio che è in arrivo e vuole sapere dove esattamente uscire dall’autostrada, soprattutto perché è nel pieno del temporale e con scarsa visibilità. Alla fine arriva e gli andiamo incontro per aiutarlo con i bagagli. Scopriamo con sorpresa che è venuto da solo senza Alessandra. Sull’episodio non ci dice proprio tutto, e noi evitiamo di indagare.

La cena scorre tranquilla: minestrina, fettine di carne con peperoni, fagiolini, verdure fresche e frutta. Subito dopo una capatina al bar del Ristorante del Gufo ed infine tutti i capi si riuniscono dalle suore nella saletta accanto all’ingresso. La riunione è aperta anche ad altri e quindi partecipano pure Ottavio e Giancarlo

È una riunione piuttosto animata, nella quale si discute in particolare della gestione della segreteria, che viene accusata di essere sempre in ritardo nel fornire quanto richiesto, dalle semplici risposte ai distintivi ai bollini per il censimento.

Quanto a questi ultimi pare vi siano alcuni Gruppi che hanno provveduto ad ottobre e quindi sarebbe giustificato il ritardo della Segreteria

Chiarito quanto c’era da chiarire, dichiarato da parte del Segretario Nazionale che l’impegno sarà sempre profuso nei debiti modi, si dà la stura ad una bottiglia di grappa acquistata da Antonio.

Girano i bicchieri e il liquore, gli animi si rasserenano ed all’una e mezzo di notte

si va finalmente a dormire.

È il giorno 4, sveglia alle sette: alle sette e mezzo si deve essere puntuali per la colazione che prevede caffé d’orzo, marmellata e burro. Per il caffé vero non rimane che una rapida puntata all’esterno, al “bar dell’angolo”.

Geppino convoca Riccardo e Ottavio e fa consegnare da Mario la tessera degli FB ed anche il modulo ufficiale per la richiesta del FB che ci verrà riconosciuto da un qualsiasi titolare di FB una volta a Lourdes. È un premio che non ci aspettavamo, ma in effetti a fare i barellieri a Lourdes siamo stati più di una volta, anche se in un passato alquanto lontano.

Quando riceveremo l’FB vuol dire che saremo stati accolti come novizi e poi dovremo recarci a Lourdes almeno altre tre volte per poter ottenere il monogramma NDL e divenire titolari.

Poco dopo ci rechiamo nuovamente nella Cappella per la preghiera del mattino.

Subito dopo ci si trasferisce nella saletta delle riunioni dove sono lette le relazioni di Geppino, Capo Clan degli FB italiani, quella di Antonio e quella di Riccardo.

Nell’occasione Antonio proietta anche un filmato su Lourdes per mostrare a tutti questa splendida realtà spirituale, cui segue una panoramica di fotografie di quanti dei nostri si sono recentemente recati a Lourdes.

Chiude Gianni Salzillo, il Gran Capo, che tira le fila di tutto quanto è stato detto sino a quel momento, poi tutti a pranzo.

Nel frattempo i “piccoli” ne approfittano per studiare, nonostante il luogo del tutto inconsueto.

Buono il pranzo: fettuccine al sugo, cotoletta con purea, finocchi bolliti, verdura fresca, frutta.

Caffé nuovamente al “bar dell’angolo”.

Rimane tempo libero per fare un giro nella cittadina, che si è riempita di folla, e per fare qualche acquisto.

Alle 15 riprende l’attività e Gennaro Limatola, l’Estensore, legge anche la sua relazione.

Segue un breve dibattito sul tema “Comunità”.

In chiusura di giornata ci si reca con le bandiere degli FB e dell’ASCI alla Basilica per visitare la S. Casa di Nazaret. Qui ci si sofferma un poco in raccoglimento, poi si rientra dalle suore.

A cena dopo le pennette al sugo un piatto freddo, costituito da affettati e formaggio, verdure fresche, l’immancabile frutta.

Visto che ci siamo trovati bene al ristorante del Gufo ci torniamo per sederci tutti attorno ad un tavolo, facendo girare un bicchierino e cantiamo, stonando molto correttamente, finché giunge l’ora del rientro.

Il giorno 5, al mattino nuovamente sveglia alle sette, alle sette e mezzo colazione, caffé al “bar dell’angolo”.

Dopo il poco tempo libero che ci è concesso ci si reca nella Basilica sotterranea per la S. Messa.

Segue il rinnovo della promessa da parte di una scolta; a Francesco ed altri viene consegnato l’FB di novizio, mentre a Gennaro è consegnato il monogramma NDL per aver superato il periodo di noviziato.

Ci avevano chiesto il nostro canzoniere per trarre alcuni canti scout da cantare durante la funzione, ma o non sono piaciuti, o non li conoscevano (in particolare non conoscevano “La man nella man”) e quindi hanno accompagnato la S. Messa con canti che nulla hanno a che vedere con la tradizione scout.

Alla fine viene donata la prima bandiera degli FB italiani perché sia conservata nella apposita stanza tra i ricordi donati alla Madonna di Loreto. Sapremo poi che quasi subito è stata appesa al muro.

In piazza troviamo un intero Gruppo dell’FSE, il Pescara 1, che è giunto in pellegrinaggio per il suo 25° anno. Ne diamo notizia ai nostri capi, ma è tempo di riunione per il discorso conclusivo di Geppino e di Gianni, poi torniamo in fretta in piazza per prendere contatto con i ragazzi dell’FSE:

Ci sono lupetti, coccinelle, scout, rover: tutti insomma, per un totale di 180 che arrivano attorno ai 400 con genitori ed accompagnatori.

Apprendiamo che sì, erano dell’FSE, ma che da qualche tempo per dissidi si sono resi Gruppo autonomo, prendendo poi contatto con l’Agesci per entrare nelle sue fila.

Andrea, uno dei capi, ha un vistoso distintivo ASCI sul petto e mi incarica di salutargli Stefano Vitali dell’FSE di Bergamo.

Si avvicinano altri capi ed uno di loro ha sulla mandorletta il distintivo ASCI che si usava mettere sul bavero della giacca.

Lontani ricordi rimasti in fondo al cuore, ma mai sepolti.

L’ultimo acquisto che facciamo sono il calice e la pisside per quando don Sergio celebrerà la S. Messa per il nostro Gruppo. l’indicazione del Gruppo Iseo 1.

Finiti gli acquisti, poiché il tempo corre, tutti a pranzo.

È domenica e co-me di consueto il pranzo è più ricco: fettuccine, pollo arrosto con patati-ne, la torta.

Intoniamo un can-to insieme al caro Marcello; le suore ci stanno ad ascol-tare e poi chiedo-no, essendo pre-sente anche la Madre Superiora, di intonare alcune canzoni del nostro repertorio scout. Attacchiamo con Madonna degli scout, seguono Mamma del Cielo, Signor tra le tende schierati ed infine il Canto dell’Addio.

Il coro riceve un sincero applauso dalla Madre Superiora e questo ci conforta.

Un “bim bum crak” decisamente incisivo chiude il cerchio.

Ci si saluta, si scambiano le ultime conversazioni e poi via verso casa.

venerdì, novembre 10, 2006