giovedì, novembre 17, 2005

Loreto, 5-6 novembre 2005


L’ASCI chiama e l’Iseo 1 risponde.
Loreto è la nostra meta.
Ma partiamo dall’inizio, dalla prima visita a Loreto, visita che ci ha portati ad incontrare i Fratelli Scout che hanno ricostituito l’ASCI.
Dopo aver avuto uno scambio di corrispondenza e di telefonate con il Segretario Nazionale, Antonio Bosco, siamo pronti a partire per Loreto per incontrare la risorta Asci. Corre l’anno 2003.
Ci invoglia il desiderio di rivedere i vecchi gigli cuciti sulla camicia, ci invoglia rivedere gli antichi distintivi che abbiamo amato nella nostra gioventù.
Viene alle labbra la canzone delle Aquile Randagie: L’Asci un bel giorno il cuore ci rapì - e tanta gioia ci portò così - che se un bel dì - l’ASCI risorgerà - tutti compatti ci troverà.
Dopo questo primo incontro altri ne seguiranno a Roma, ed ecco che Loreto è di nuovo la nostra meta. Corre l’anno 2005, già due ne sono passati.
Fabio ha messo a disposizione la sua auto. Con lui partono Ottavio, Silvano e Riccardo.
Purtroppo Adriana e Toni non hanno potuto essere dei nostri perché il papà di Adriana è stato ricoverato. Apprenderemo poi che fortunatamente non si è trattato di nulla di grave.
Ore 07,30 dopo che ho lavorato al semaforo per guadagnare qualche soldino in attesa che arrivasse, Fabio mi carica sulla sua auto e via. Pioviggina e si teme che il tempo rovini la nostra gita. Invece il cielo si apre a sprazzi di sereno intervallati da nuvolaglia. Solo a Loreto torneremo ad avere più nuvolo che sereno, ma non pioggia.
Guida sicura, con un’auto stabile e silenziosa che neppure ci dà l’idea di correre.
Eppure non è ancora mezzogiorno quando arriviamo a Loreto.
Parcheggiamo al primo posto libero in prossimità della piazza, perché non conoscendo il nome delle vie non sappiamo quale sarà la nostra meta.
Scopriamo, telefonando a Gennaro Limatola, di essere a brevissima distanza dall’albergo delle suore dell’Istituto Sacra Famiglia, non quello della prima volta, ove dovremo alloggiare.
Sul posto c’è Giancarlo Chioini, unico presente al momento, incaricato dell’accoglienza.
Il calore che ci dimostra è ben diverso da quello della prima volta, perché è maturato in occasione dei successivi incontri che abbiamo avuto a Roma.
Ci allontaniamo per andare a prendere i bagagli e nell’uscire incontriamo gli amici di Bitritto che stanno arrivando e che cercano la sede.
A pranzo non siamo in molti, altri però debbono ancora arrivare.
La sala da pranzo è nel piano inferiore dell’albergo, con a fianco una saletta per conferenze.
Le inservienti sono veloci, gentili e sorridenti. Doti non certo usuali. Se poi si considera che anche il cibo è di discreta qualità, il momento è ancor più gradito. Mezze penne, cotolette e patatine fritte. Non mancheranno mai l’insalata verde e la frutta. Soprattutto il pane, che ci verrà più volte servito ad ogni pasto. Non siamo come le cavallette, ma poco ci manca.
Da bere acqua naturale ed un vinello bianco delicato, leggero, ma molto buono. L’acqua è di troppo. Fortunatamente abbiamo dei vicini di tavola astemi. Un rapido avvicinamento, un piccolo furto e via con la preziosa bevanda. Ricambiamo con la nostra bottiglia vuota.
Dopo pranzo ci ritroviamo con gli altri amici che nel frattempo sono sopraggiunti e nella saletta delle conferenze prendono la parola i Foulards Bianchi per spiegare il perché di questo incontro, gli aspetti spirituali che ci hanno portato al pellegrinaggio a Loreto e soprattutto presentano la situazione dei FB che sono nati a Lourdes ed ai quali il Clan italiano appartiene. Molto intense, delicate e coinvolgenti le parole che presentano l’assistenza che ogni anno viene data ai malati presenti a Lourdes.
Due passi per la piazza cittadina, subito dopo percorriamo uniti agli altri il perimetro interno della Basilica, in segno di devozione, un attimo di raccoglimento nella Santa Casa e poi si rientra dalle suore.
Fortunatamente il tempo ci assiste: non piove e la temperatura è mite, per cui abbiamo la possibilità di muoverci in divisa senza doverla nascondere sotto i giacconi.
Non c’è molto da vedere, se non come sempre in questi centri, come a Lourdes, una marea di negozi che vendono oggetti ricordo di tutte le fogge e di tutti i prezzi. La piazza è poco animata, sembra quasi che la gente volutamente la diserti.
Ci limitiamo proprio a due passi, soffermandoci a chiacchierare con gli altri.
La cena vede tutti presenti, allegri ed amichevoli. Quando sono arrivati gli ultimi ci siamo ritrovati in compagnia di altri amici che, come già i primi, ci hanno salutato ed abbracciati festosamente. Ci chiedono di Toni, perché ormai sono abituati a vedere sempre presente anche lui, ci chiedono anche di Luca, che evidentemente ha lasciato un buon ricordo.
Il cucchiaio fa temere una calda minestrina serale, leggera e per riscaldare lo stomaco, invece sono scodellati gli agnolotti, cui seguono formaggi ed affettati.
L’alloggio è confortevole, anche se alcuni mobili sono segnati dal tempo. Il letto è comodo, con materasso e cuscino rigidi quanto basta.
Alla sveglia balziamo, si fa per dire, dal letto e dopo esserci vestiti, sbarbati, lavati, corriamo, non per dire, a far colazione.
Riunione nella consueta saletta per ricevere dai FB una grande lezione di spiritualità e di amore per gli ammalati, oltre alle notizie che più ci interessano, ossia sapere come si può diventare FB considerando che tranne Silvano gli altri tre erano già stati a Lourdes nei lontani anni sessanta a fare i barellieri.
A metà mattina portiamo sulla piazza dove un fotografo del luogo ci immortale in gruppo. C’è notevole animazione, non sembra neppure più la stessa piazza. Tanta gente in ogni angolo, vicino alla basilica un gruppo di poveretti sulle carrozzelle, circa una ventina, con i loro accompagnatori. Per rendere lieto questo momento ognuno di loro ha un palloncino colorato in mano che verrà liberato per essere affidato al vento insieme alle loro preghiere.
Scendiamo alla Cripta dove il Vescovo celebra la messa assistito da Mario Librera, lo scout diacono.
Per errore viene data lettura del Vangelo della domenica successiva. Ci siamo portati avanti. Fortunatamente il Vescovo è persona agile di mente e dopo la dovuta reprimenda prende in mano la situazione e con poche parole, chiare e gradevoli, passa alla sua omelia.
Ci colpisce ancora una volta il fatto che nessuno dei nostri vecchi canti scout venga intonato, ma solo alcuni canti a noi sconosciuti che comunque non appaiono essere della nostra tradizione.
Ci spostiamo poi in una sala vicina alla basilica, dove avvengono alcune cerimonie scout.
Un novizio FB riceve il fazzolettone bianco senza emblemi, un vecchio scout, Guido, rinnova la promessa, un nuovo capo riceve il fazzolettone verde con il brevetto di secondo tempo. Infine due vecchi FDB ricevono l’attestato Ipise. Nessun clamore, una cerimonia sobria e contenuta nella tradizione scout. Peccato però che nessun canto si sia alzato.
A proposito di canti abbiamo conosciuto Marcello, un vecchio scout ottantenne, che vanta cappellone e fibbia degli anni cinquanta. Non aspetta altro, in ogni momento, che di poter cantare le nostre canzoni. Sembra che al posto delle orecchie abbia la fessura come nei juke box per introdurre la moneta per farlo partire o, diversamente, che torcendogli l’orecchio si carichi la molla che lo mette in moto.
Casualmente lo abbiamo sentito canticchiare e lo abbiamo seguito. Subito si è stabilito il contatto. Cantiamo tutto il nostro repertorio e non contento ci farebbe cantare anche i canti alpini, se non fosse per l’ora tarda che ci porta alla S. Messa.
Finita la funzione ci soffermiamo con Gennaro ed altri a discutere degli scout, delle altre associazioni, del fatto che ci siano campanilismi che non fanno certo bene allo spirito scout.
Ancora un poco di tempo libero prima del pranzo. La pioggia comincia a cadere e si aprono gli ombrelli, per coloro che non hanno il cappellone a proteggerli.
Un’ultima riunione nella saletta per trarre le conclusioni di questi due giorni,
Nuovamente il pranzo è buono ed abbondante, con tagliatelle al sugo, arrosto e patatine al forno.
Silvano prevede il dolce, perché siamo di domenica. Ottavio e Fabio ricordando i vecchi tempi del collegio prevedono anche loro, sia pure con un’ombra di dubbio, che vi sia il dolce, ma non saranno smentiti ed ecco che arriva per ciascuno una bella fetta di torta margherita.
Si preparano i bagagli, ci si raccoglie , stretti, nella saletta accanto al portone di uscita e si intona il Canto dell’Ad-dio, ma come dicono le sue parole ma non addio diciamo allor che ancor ci rivedrem.
I saluti sono di un calore incredibile. Sono percorsi dalla fratellanza scout che non conosce confini e che vorremmo fosse sempre e solo così, anche con i rappresentanti delle altre associazioni scoutistiche, nel metodo di BP.
Nel rientro la pioggia ci accompagna da Loreto a Casa. La guida sicura di Fabio ci fa percorrere in poco tempo la distanza.
Tra due anni saremo ancora a Loreto, ma nel frattempo altri impegni ci attendono, altri amici da incontrare.